Homo Ab Humo Dicitur

  • Posted on: 17 December 2018
  • By: alessandro.carrieri
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Antonio Dall’Igna

Homo ab humo dicitur
La radicalità del rapporto Dio-uomo nel “Commento al Vangelo di Giovanni” di Meister Eckhart

Il presente lavoro analizza il Commento al Vangelo di Giovanni di Meister Eckhart, opera che fa della radicalità speculativa entro la relazione Dio-uomo il suo principale fulcro problematico. Non dimenticando gli approdi raggiunti da Eckhart nelle altre opere, latine e tedesche, e facendo riferimento all’influsso sul pensiero di Niccolò Cusano, il testo mira a sondare la natura della divinità, l’origine dell’uomo e le modalità del rapporto tra l’ente situato e la sua prima sorgente all’interno della filosofia eckhartiana. La divinità, intesa come abisso e grazia, costituendo l’uomo secondo una dinamica di univocità dell’essere e analogia di attribuzione, crea un ente a cui è affidata la possibilità di confermare l’eccellenza della imago Dei. L’Abgeschiedenheit e la Gelassenheit rappresentano l’opera interiore in grado di conferire all’essere umano lo statuto divino, uno stato supremo dell’essere e del conoscere che può tradursi nelle opere dell’uomo e transitare lungo i sentieri della molteplicità.

Antonio Dall’Igna ha compiuto le proprie ricerche presso le Università di Torino, Grenoble e Verona, dove ha conseguito i titoli di Dottore di Ricerca e Doctor Europaeus. Ha dedicato i propri studi a Meister Eckhart, Niccolò Cusano e Giordano Bruno. Attualmente fa parte del Comitato di redazione della rivista “Filosofia” e svolge la funzione di Segretario scientifico della Società Cusaniana (Torino). È autore del volume Alla caccia della divina sapienza. Il misticismo di Giordano Bruno (Milano-Udine 2015).

Indice

Nota bibliografica

Introduzione

Capitolo primo
Univocità e analogia di attribuzione

Capitolo secondo
Imago Dei

Capitolo terzo
Scintilla animae

Capitolo quarto
Distacco

Capitolo quinto
Dio come abisso e grazia

Capitolo sesto
Le opere esteriori dell’uomo nobile

Indice dei nomi

“La grazia divina non agisce perché chiamata dal basso, non risponde a un comando umano o a un richiamo della creatura perché essa è il luogo che precede le creature, il fondamento su cui esse si reggono, il principio divino già dato per l’eternità, libero e necessario nel contempo. La grazia è infinita e perfetta, compiuta ovunque, anche laddove l’uomo richiama a sé i poteri del nulla e delle tenebre, anche laddove si addensano, per mano umana, la corrosione del peccato e l’aversione della menzogna” (Antonio Dall’Igna)